giovedì 5 marzo 2015

La amara verità sulla Superstrada Pedemontana Veneta

Sui media sono apparsi in questi giorni varie notizie riguardanti la SPV. Il commissario per la costruzione della superstrada Vernizzi ha convocato la stampa per rispondere alle 70 contestazioni avanzate dalla Corte dei Conti sulla discussa opera. Tra i tanti dati presentati dal commissario  uno macroscopica  balza all’occhio : una opera delle dimensioni della SPV, il cui costo è già incrementato di oltre 400 milioni rispetto al progetto originale presentato, non ha il closing finanziario ovvero non ha ancora i finanziamenti necessari per la realizzazione. E’ come se una persona iniziasse a fare una casa senza sapere dove e soprattutto se troverà i soldi. Ma qui non si tratta di una casa ma della piu’ grande opera pubblica attualmente in costruzione in Veneto. Il concessionario SIS, secondo quanto affermato da Vernizzi, ha assicurato il closing entro marzo. Ma qui si fa notte fonda. I bene informati dicono che l’amministratore delegato di SIS, l’ing. Dogliani, avrebbe incaricato un fondo inglese di reperire il denaro mancante ( 1.700 milioni), offrendo rendimenti del 10%. Ma ad oggi sono stati raccolti solo 600 milioni.  Che fondo o banca potrà concedere finanziamenti ad una opera il cui flusso di traffico non consente di ottenere un profitto, secondo autorevoli calcoli, neppure nel giro di trenta anni? Basta guardare all’esempio della tanto sbandierata Brebemi ( Brescia-Bergamo-Milano)per cui si invoca già l’intervento pubblico per appianare le perdite di esercizio dovute allo scarso traffico. Lo stesso destino toccherà alla SPV?

Il privato ha apportato solo 100 milioni per i lavori fin qui svolti, mentre il pubblico ha già sborsato 180 milioni. Nel 2010 all’inaugurazione del cantiere della SPV i politici e il commissario avevano assicurato che la nuova superstrada sarebbe stata a totale carico del privato, visto che si era utilizzato il sistema del project financing per cui in cambio della concessione di 39 anni (ora diventati 48) la concessionaria SIS si impegnava a farsi totalmente carico dei costi. Come i comitati da tempo dicevano questo non corrispondeva alla verità ed infatti la opera il cui costo totale è ad oggi di 2.258 milioni riceverà un finanziamento pubblico pari a 615 milioni ai quali andranno aggiunti 436 milioni a titolo di canone di disponibilità. Canone che la Regione verserà anticipatamente al concessionario per 30 anni e che questi restituirà alla Regione ma solo se il traffico registrerà flussi superiori ai 35.000 veicoli al giorno. Cosa che in base ai dati in possesso certamente non accadrà. Totale del contributo pubblico quindi 1.50 milioni, cioe’ quasi la metà del progetto. Alla faccia del project. La regione ha previsto nel proprio bilancio queste partite? O dovrà reperirle tagliando ulteriormente sui fondi dedicati alla sanità o ai servizi? Ci chiediamo come sia possibile in un paese europeo che è ancora oggi tra i primi 10  al mondo come economia, autorizzare una simile porcata, forzando le leggi, anzi creando commissari e false emergenze traffico ad hoc, stravolgendo le previsioni di traffico e sfalsandole a proprio vantaggio. Una porcata che scopriamo non avere ad oggi la copertura finanziaria, una porcata che prevede che nel caso in cui cambiassero le condizioni del credito ad esempio con un aggravio degli oneri finanziari per il concessionario la regione (cioè i cittadini) interverrà per ripianare le eventuali perdite.  Di più si capisce che se i prestiti bancari, al mutare delle condizioni, dovessero mancare o rendere instabile il PEF, sempre il privato potrebbe brandire la spada di Damocle della rescissione della convenzione. Questa garantisce al concessionario un indennizzo pari al 10% di tutti i ricavi possibili nei 48 anni di concessione oltre al resto (articolo 8 bis comma 3, 4 e 5 dell'atto aggiuntivo del dicembre 2013; articolo 20 lettere a, b e c della convenzione del 2009). A spanne possiamo parlare di mezzo miliardo di euro. Il tutto avviene a fronte di garanzie fidejussorie per eventuali inadempienze chieste al privato, dell'ordine di una sola settantina di milioni circa (pagina 8, punto 4 della convezione del 2009, sezione premesse; pagina 11 della integrazione del 2013, art. 25 quater).

Mancano ormai poco piu’ di due mesi alle elezioni regionali e noi cittadini abbiamo il diritto di ricevere una volta per tutte informazioni chiare e la verità su questa discussa e probabilmente devastante, per il nostro territorio, opera. Sarà certamente uno dei temi caldi della campagna elettorale regionale nel bassanese e non solo, il tema delle grandi opere. Pare che tutte le forze politiche le ritengano necessarie. Ci spieghino allora i nostri politici una buona volta perché una superstrada in project financing e quindi teoricamente a totale carico dei privati costi oltre 1000 milioni ai contribuenti veneti, perché ad oggi manchi il closing finanziario e soprattutto perché siano previste queste clausole capestro approvate dalla giunta Zaia. Quante piccole opere pubbliche utili alla salvaguardia del nostro territorio si facevano con 1.050 milioni? Quante piccole imprese nostrane si facevano lavorare?  Esigiamo queste risposte soprattutto dal governatore uscente Luca Zaia e dalla sua maggiore rivale Alessandra Moretti.  Non ci accontenteremo di risposte di circostanza consapevoli che il sistema delle grandi opere contribuisce a deperire ulteriormente i nostri territori, creando un debito pubblico occulto e  fuori controllo che si presta, come evidenziato ne l caso del Mose, a corruttele. Senza trascurare il fatto che attorno alla nuova autostrada si verranno a creare nuovi e invasivi poli commerciali contribuendo all’ulteriore depauperamento dei nostri centri storici.
Francesco Celotto
Attivista Co.Ve.P.A., vicepresidente ASEV ( associazione sviluppo economia Veneto)


giovedì 15 gennaio 2015

Lettera aperta ai deputati del M5S Businarolo e Turco

LETTERA APERTA AI DEPUTATI M5S BUSINAROLO E TURCO (COMMISSIONE GIUSTIZIA DELLA CAMERA ) IN MERITO ALLA LEGGE SULLA DIFFAMAZIONE

E' attualmente in discussione presso la commissione giustizia della Camera la proposta di legge di riforma della diffamazione, già licenziata dal Senato.
Viene eliminato il carcere ma vengono introdotti altri pericolosi limiti per la libertà di stampa, applicata anche alle testate on-line grazie a un emendamento presentato da 5 senatori del Movimento 5 Stelle tra cui il parlamentare veneto Cappelletti.
Chiedo da blogger e attivista veneto ai deputati M5S della commissione giustizia Businarolo e Tancredi Turco, entrambi della mia regione, di esprimere pubblicamente la loro posizione in merito a tale legge, emendando non solo quanto introdotto al senato dai loro colleghi ma cassando in toto la legge.
La legge prevede in particolare:
1) sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro che appaiono da un lato inefficaci per i grandi gruppi editoriali e dall’altro potenzialmente devastanti per l’informazione indipendente, in particolare per le piccole testate online. Inoltre viene pericolosamente ampliata la responsabilità del direttore per omesso controllo, ormai improponibile in via di principio e sicuramente devastante per le testate digitali caratterizzate da un continuo aggiornamento;
2) un diritto di rettifica immediata e integrale al testo ritenuto lesivo della dignità dall’interessato, senza possibilità di replica o commento né del giornalista né del direttore responsabile, e che invece di una “rettifica”, si configura come un diritto assoluto di replica, assistito da sanzioni pecuniarie in caso di inottemperanza, che prescinde, nei presupposti della richiesta, dalla falsità della notizia o dal carattere diffamatorio dell’informazione;
3) l’introduzione di una sorta di generico diritto all’oblio che consentirebbe indiscriminate richieste di rimozione di informazioni e notizie dal web se ritenute diffamatorie o contenenti dati personali ipoteticamente trattati in violazione di disposizioni di legge. Previsione questa che non appare limitata alle sole testate giornalistiche registrate ma applicabile a qualsiasi fonte informativa, sia essa un sito generico, un blog, un aggregatore di notizie o un motore di ricerca, e che fa riferimento al trattamento illecito dei dati che è concetto dai confini incerti in particolare nell’ambito del diritto di cronaca e critica e che non ha alcuna attinenza col tema della diffamazione.
Una legge che modifica la normativa sulla stampa al tempo del web deve avere come primo obiettivo la tutela della libertà di espressione e di informazione su ogni medium: e questo non si ottiene prevedendo nuove responsabilità e strumenti di controllo e rimozione, ma estendendo ai nuovi media le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione per la stampa tipografica. Fa specie che alcuni rappresentanti di un movimento che fa politica dal blog del fondatore possano pensare a simili norme punitive. La legge sulla diffamazione proposta ha il sapore di un inaccettabile “mettetevi in riga”, sotto la minaccia di facili sanzioni, rettifiche e rimozioni, per quei giornalisti coraggiosi, blogger e freelance che difendono il diritto dei cittadini ad essere informati per fare scelte libere e consapevoli. Un diritto che è sempre stato ribadito con forza da Beppe Grillo.


Francesco Celotto

mercoledì 14 gennaio 2015

Finalmente una buona notizia per il territorio

COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 13 gennaio 2015

“Crolla il progetto camionabile, esultano i comitati”
I proponenti della “camionabile” chiedono lo stralcio del progetto.

Grande soddisfazione per Opzione Zero che insieme ad altri comitati da anni si batte contro la superstrada a pagamento prevista a sud della Riviera del Brenta lungo il tracciato dell’Idrovia.
E’ di oggi la notizia che la società GRAP spa, vorrebbe portare avanti il progetto del Raccordo Anulare di Padova (GRA) rinunciando però alla realizzazione della sua appendice, la famigerata “camionabile”. Per Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoce di Opzione Zero, lo stralcio della “camionabile” è un fatto di grande importanza perché a questo punto viene a mancare uno degli assi di sviluppo più importanti del cosiddetto “Bilanciere del Veneto”, il progetto strategico regionale che tra autostrade e gigantesche urbanizzazioni speculative voleva stringere la Riviera del Brenta in un groviglio di cemento e asfalto.Un risultato raggiunto grazie soprattutto all’azione di denuncia e alla lotta ostinata di comitati, associazioni, cittadini e amministrazioni locali.
Furono infatti i comitati della Riviera del Brenta, tra cui anche Opzione Zero, a svelare nel 2009 legravi irregolarità nell’iter di approvazione del progetto “camionabile” ritardandone così  l’approvazione per almeno 2 anni e costringendo il Governatore Luca Zaia e l’allora assessore Renato Chisso a una dura trattativa per ottenere dal Governo l’inserimento in Legge Obiettivo.
Le numerose e puntuali osservazioni presentate poi dai comitati in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, in particolare quelle depositate dai gruppi padovani in difesa del “Tavello”, costrinsero la Commissione VIA nazionale a esprimere nel 2011 un parere favorevole condizionato da pesanti prescrizioni, tanto pesanti da  imporre la revisione dell’intero progetto. Di lì a poco comparivano le prime crepe nella cricca veneta del cemento: nel gennaio 2012 veniva arrestato Lino Brentan, uomo vicino al PD presente in numerosi consigli di amministrazione di società autostradali, compresa la GRAP spa di cui era amministratore delegato.

Poi nel 2013 lo scandalo MOSE, con l’arresto di Piergiorgio Baita uomo chiave della Mantovani spa, tra i principali sponsor della camionabile e a seguire il crollo di Galan e di Chisso e del modello truffaldino del “project financing” in salsa veneta. Infine, importante è stata la pressione di varie organizzazioni per ottenere il completamento dell’Idrovia.
Il Presidente di Opzione Zero Mattia Donadel commenta: “Finalmente, una picconata dopo l’altra,è crollato il castello di menzogne e anche i proponenti e la Regione hanno dovuto arrendersi all’evidenza. La camionabile lungo l’idrovia era inutile e insostenibile sotto ogni punto di vista; i volumi inconsistenti di traffico previsto non sarebbero mai stati sufficienti per ripagare l’investimento, e alla fine centinaia di milioni di debito sarebbero ricaduti sulla collettività,esattamente come sta accadendo in questi giorni per l’autostrada BREBEMI in Lombardia.Questa superstrada, così come la Orte-Mestre e le altre numerose autostrade in project financing, puzzava di marcio fin dall’inizio: quest’opera è stata pensata e voluta ad uso e consumo dei proponenti, Mantovani spa in testa, e dei politici della cricca Veneta a cominciare da Galan, Chisso e Brentan.  I comitati hanno denunciato fin da subito gli impatti e il rischio di malaffare legato a quest’opera, ora Zaia non ha più scuse: stralci definitivamente la camionabile e anche il GRA dalla pianificazione regionale”.
Per Opzione Zero questa vicenda dimostra che la lotta portata avanti  dai comitati in questi anni è stata decisiva per salvare la Riviera dal cemento e dall’asfalto: perché infatti oltre alla camionabile sono ormai “impantanati” anche Polo Logistico, Veneto City, Città della Moda, elettrodotto Terna e Parco Commerciale di Calcroci.
Rimane un ultimo mostro da abbattere: la Orte-Mestre. Una sfida assai difficile da vincere,  ma per Opzione Zero certamente non impossibile.



domenica 4 gennaio 2015

Renzi il giovane Gattopardo

Renzi come al solito ci stupisce con effetti speciali di inizio anno: una riforma al mese nel 2015, riforma elettorale e altro. Cose già sentite nel corso del 2014 e rivelatesi in gran parte bufale. A parte la pur condivisibile riforma dell'articolo 18, un totem francamente ormai inutile e la riforma del senato (cui peraltro mancano tre letture parlamentari a maggioranza dei 2/3 per diventare legge) abbiamo visto ben poco. Per quanto riguarda il decreto di fine anno esso contiene, tra le altre cose, alcuni regalini agli evasori, l'aumento dell'iva e delle accise sui carburanti e l'inasprimento della tassazione per i lavoratori autonomi minimi (cioè sotto una certa soglia di reddito). Nonostante tutto gran parte della stampa e dell'establishment continua a difendere Renzi, che pure in questo anno di governo ha dimostrato solo di essere abile nel fare salotto (tv) e annunci. Il suo governo non ha alcun piano innovativo per rilanciare il paese anche perchè non ha mandato alcun segnale di voler invertire la tendenza in settori fondamentali come il taglio della parassitaria spesa pubblica (che fine ha fatto  la spending review?), la lotta alla corruzione, la riforma della giustizia (in senso serio non a favore di Berlusconi), il rilancio del turismo e del territorio (il suo governo continua invece a partorire mostruosità come il decreto Sblocca-Italia pieno di cemento e rilancio delle "grandi"opere), la riforma della scuola. Insomma un governo che è il continuatore di politiche precedenti e non rappresenta un punto di rottura rispetto al passato. Renzi è un ex democristiano, politicamente parlando figlio di Berlusconi, con cui punta ad eleggere il capo dello Stato e fare la riforma elettorale. E su questo punto Renzi dimostra di non voler cambiare affatto proponendo una legge che ancora una volta propone dei capilista bloccati tanto cari a Berlusconi (quindi nominati dai partiti e non scelti con le preferenze), di fatto un "porcellinum". Tutto cambia affinchè nulla cambi. La forza di Renzi risiede nella debolezza degli avversari interni ed esterni e nella incapacità di proporre una valida alternativa politica e un progetto che si opponga alle disastrose politiche di rigore imposte al Sud Europa dalla troika germanocentrica. Le elezioni in Grecia previste a fine gennaio saranno  forse la chiave di volta e il punto di cambiamento. Se come sembra vincerà Siryza tante cose potrebbero cambiare nella politica europea. Di certo Tsipras potrebbe accellerare quei cambiamenti necessari al nostro paese, che il giovane gattopardo e conservatore Renzi non saprà portare.

sabato 27 dicembre 2014

2015: anno zero

Il prossimo sarà un anno importante.  Si terranno elezioni politiche in Spagna che potrebbero cambiare gli equilibri non solo nel paese iberico ma anche nel continente. Se come prevedibile il neo-nato partito Podemos otterrà dalle urne un risultato a doppia cifra (secondo i sondaggi è oggi attorno al 25%) i riflessi si faranno sentire. Podemos propone una politica contraria all'euro e la nazionalizzazione delle banche in stato di passività, per citare due punti fondamentali del programma. Podemos con la sua ascesa potrebbe rompere certi equilibri,  soprattutto l'asse franco-tedesco che oggi ingessa il nostro continente con assurde politiche di austerità utili solo alla Germania. Gli Stati Uniti hanno rilanciato brillantemente la loro economia con una aggressiva politica di bassi tassi e di emissione di moneta. Se questo tabu' verrà rimosso dalla BCE anche l'Europa riuscirà a ripartire. Se Podemos, e anche Siryza in Grecia, avranno un buon risultato alle urne, la politica europea dovrà cambiare, affermando il ruolo dei paesi del sud Europa. E' importante che emergano con forza partiti e movimenti capaci di rappresentare blocchi  sociali oggi dimenticati dalle forze politiche di grande coalizione, interessate solo a difendere lo status quo e gli interessi di potenti gruppi finanziari ed industriali. Questa Europa germanocentrica, inefficente e burocratica non serve a nulla. Va riformata in profondità perchè rappresenta alcune lobbies e non le classi medie. E' necessaria  la abolizione degli assurdi e rigidi parametri come il limite del 3% del deficit, il patto di stabilità e la impossibilità per la BCE di acquistare titoli di stato. L' Europa necessita un approccio meno ragionieristico e piu' solidaristico. Il 2015 sarà un anno fondamentale per verificare se l'establishment e i poteri forti riusciranno a imbrigliare quel vento di cambiamento, che si sta alzando forte nel mondo, che chiede cambiamenti nel modello economico e di sviluppo. Uno sviluppo sempre meno sostenibile e attento solo a favorire pochi a discapito della collettività e di un ceto medio il cui peso politico è oggi poco rilevante. Chissà se la politica riuscirà a seguire l'esempio di Papa Francesco, figura oggi di riferimento morale e unico a battersi davvero per la dignità dei deboli e per i diritti dei poveri. La chiesa due anni fa scegliendo un papa come Bergoglio ha deciso di rinnovarsi. La politica invece è ancora ostaggio di potenti lobbies e gruppi di pressione, non interessate a uno sviluppo economicamente ed eticamente sostenibile. Rappresenterà il 2015 il punto di svolta?

lunedì 22 dicembre 2014

False emergenze traffico

Il governo Renzi rinnova la falsa emergenza traffico nei comuni di Vicenza e Treviso (anzichè nelle province di Vicenza e Treviso) e con esso il commissario straordinario delegato alla costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta (ing Vernizzi).  Renzi continua nella linea dei predecessori e ci offre lo stesso menu' di grandi opere autostradali e altro, pensando con questo di rilanciare la economia e il nostro territorio. Ormai queste opere fanno parte del passato; non servono alla collettività ma sono funzionali agli interessi di alcuni gruppi. La SPV costerà alle tasche dei cittadini veneti 1 miliardo circa alla faccia degli slogan di Zaia&c che hanno sempre detto che queste grandi opere sono pagate dal privato, con il sistema del project financing. Grandi opere inutili e a carico della collettività. Quante strade e quanto territorio si sarebbe messo in sicurezza presidente Zaia con 1 miliardo di euro? Quante piccole imprese venete potrebbero lavorare?

Di seguito il decreto di proroga dello stato di emergenza

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 1 dicembre 2014 
Proroga dello  stato  di  emergenza  determinatosi  nel  settore  del
traffico e della mobilita' nel territorio dei  comuni  di  Treviso  e
Vicenza. (14A09624)
(GU n.292 del 17-12-2014)



                            IL PRESIDENTE
                     DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

  Visto l'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
  Visto l'art. 107 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112;
  Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n.  343,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
  Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in  data
31 luglio 2009,  con  il  quale  e'  stato  dichiarato  lo  stato  di
emergenza determinatosi nel settore del traffico  e  della  mobilita'
nel territorio dei comuni di Treviso e Vicenza;
  Visti i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in data 9
luglio 2010, 17 dicembre 2010, 13 dicembre 2011, 22 dicembre 2012 con
i quali il predetto stato di emergenza e' stato prorogato, da ultimo,
fino al 31 dicembre 2014;
  Visto il decreto-legge 15  maggio  2012,  n.  59,  convertito,  con
modificazioni,  dalla  legge  12  luglio  2012,   n.   100,   recante
«Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile»;
  Visto l'art. 6-ter, comma 1, del decreto-legge 20 giugno  2012,  n.
79, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 131,
con cui vengono fatti salvi, tra  l'altro,  gli  effetti  dei  citati
decreti del Presidente del Consiglio dei ministri recanti la  proroga
delle stato di emergenza in rassegna;
  Visto il comma 2 del medesimo art. 6-ter, dove e' stabilito che  le
previsioni contenute all'art. 3, comma 2, del citato decreto-legge n.
59/2012 non sono applicabili, tra l'altro, allo stato di emergenza in
rassegna;
  Considerato che la dichiarazione dello stato di emergenza e'  stata
adottata  per  fronteggiare  situazioni  che,   per   intensita'   ed
estensione, richiedono l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari;
  Vista la nota del Presidente della regione Veneto del 30  settembre
2014, con la quale si rappresenta l'esigenza di prorogare lo stato di
emergenza, ai sensi dell'art. 5, della legge n.  225  del  1992,  per
consentire  il  superamento  della  situazione   di   criticita'   in
argomento;
  Vista la nota del 14 novembre  2014  con  cui  il  Ministero  delle
Infrastrutture  e  dei  Trasporti  ha  espresso   parere   favorevole
all'accoglimento  della   richiesta   di   proroga   della   gestione
emergenziale;
  Vista la nota del  Dipartimento  della  protezione  civile  del  21
novembre 2011;
  Considerato che sono ancora  in  corso  le  iniziative  finalizzate
all'espletamento  di  tutte  le   incombenze   procedurali   tutt'ora
necessarie  al  perfezionamento  degli  atti  approvativi   e   delle
procedure    espropriative    attualmente    in    corso,     nonche'
all'approvazione  e  realizzazione  delle   opere   necessarie   alla
risoluzione delle interferenze;
  Ravvisata, pertanto, la necessita' di consentire  la  realizzazione
di tutte le  iniziative  di  carattere  straordinario  e  derogatorio
finalizzate alla riorganizzazione del sistema viario  dei  comuni  di
Treviso e Vicenza;
  Considerata l'esigenza di  prevedere  la  proroga  dello  stato  di
emergenza  al  fine  di  porre  in  essere  i  necessari   interventi
occorrenti per il definitivo rientro nell'ordinario;
  Ritenuto, quindi, che la predetta situazione emergenziale persiste,
e che ricorrono i presupposti previsti dall'art. 5,  comma  1,  della
legge 24 febbraio 1992,  n.  225,  per  la  proroga  dello  stato  di
emergenza;
  Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri,  adottata  nella
riunione del 1° dicembre 2014;

                              Decreta:

  Ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 5, comma 1, della  legge
24 febbraio 1992, n. 225, per le motivazioni di cui in  premessa,  e'
prorogato,  fino  al  31  dicembre  2016,  lo  stato   di   emergenza
determinatosi  nel  settore  del  traffico  e  della  mobilita'   nel
territorio dei comuni di Treviso e Vicenza.
  Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
    Roma, 1° dicembre 2014

                                                 Il Presidente: Renzi




giovedì 18 dicembre 2014

BreBeMi, una farsa annunciata

«Meno di cinque mesi sono stati sufficienti per abbandonare i toni trionfalistici con cui era stata salutata l’inaugurazione della nuova autostrada tra Brescia e Milano. La Brebemi, il 23 luglio, era “uno straordinario esempio di successo”, almeno secondo il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che era seduto accanto al presidente del Consiglio Matteo Renzi durante l’inaugurazione-evento dell’A35».

Con queste parole Luca Martinelli inizia un lungo approfondimento su Altreconomia.it pubblicato il 16 dicembre. Il servizio prende in considerazione la controversa storia della Brebemi e lo fa con dati e cifre aggiornati: «Il 15 dicembre, invece, sarebbe arrivato -secondo lo stesso Maroni- il tempo di decidere "se questa opera resta o chiude”, e la discriminante sarebbe la volontà o meno da parte dello Stato di garantire un finanziamento pubblico pari a 270 milioni di euro per rendere sostenibile il piano economico e finanziario dell’opera. Della prima autostrada in Italia che -almeno secondo la vulgata ufficiale- è stata orgogliosamente finanziata interamente da capitali privati. Si tratta di un dato solo parziale, visto l’intervento di Cassa depositi e prestiti e di Banca europea degli investimenti, ma tutto questo oggi è in secondo piano». Martinelli parla anche di uno scontro maturato tra regione lombardia e lo Stato centrale: «Perché lo “scontro” maturato tra Regione Lombardia e governo (Maroni ha aggiunto che “[l’esecutivo si assumerà la responsabilità delle conseguenze" qualora decidesse di non finanziare a fondo perduto l’opera…), mostra la fragilità della retorica che per 15 anni ha evocato il sogno di una-nuova-autostrada-imprescindibile-per-collegare-Brescia-a-Milano. Quando alle parole avrebbero dovuto sostituirsi i fatti, che in questo caso si chiamano “passaggi giornalieri” e “pedaggi incassati”, lo straordinario esempio di successo è diventato un mezzo flop, tanto che dopo il primo mese la società ha evitato di diffondere statistiche e dati ufficiali. Roberto Maroni, a fine luglio, si era spinto oltre, esaltando la Brebemi che rappresentava la “prima opera di accessibilità al sito Expo Milano 2015 a essere completata e con un anno di anticipo”. Ecco, quest’autostrada rischia di non arrivare all’Expo, anche perché - com’è evidente a chiunque l’abbia percorsa almeno una volta- termina la sua corsa a Melzo, 20 chilometri a Est di Milano, mentre il sito espositivo, l’area che ospiterà l’Esposizione universale, è a Nord-Ovest».

Ma c'è di più. L'analisi si addentra anche sul versante ambientale ed economico: «Oltre a tutti i limiti economici, ambientali e trasportistici dell’opera, che già evidenziamo da anni, e che avevamo rimarcato in un commento 24 luglio, papere fuori luogo -in questo momento- il ruolo di Regione Lombardia, che come azionista di Concessioni Autostradali Lombarde (Cal) è il “concedente”, ma avanza richieste per conto del concessionario autostradale, una società privata di progetto il cui primo azionista è Intesa Sanpaolo. Forse lo scontro tra Roberto Maroni e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che porta il governo ad assumere una posizione fortemente critica rispetto alla possibilità di finanziarie l’opera, si “fonda” su aspetti non inerenti alla BreBeMi, come gli equilibri di giunta in Regione Lombardia tra Lega e Ncd o la campagna elettorale per la elezione del nuovo sindaco di Milano nel 2016. Ma questo, oggi, non è importante».

L'articolo si conclude con una ulteriore analisi sempre in termini economici: «Semmai, dimostra ancora di più il livello di approssimazione con cui sono state prese e vengono prese decisioni strategiche importanti, come quelle relative alla costruzione di una nuova autostrada, costata oltre 2,5 miliardi di euro (che qualcuno, prima o poi, dovrà restituire ai soggetti che li hanno prestati)».