martedì 18 novembre 2014

Che barba che noia,che noia che barba

Ricordate gli sketch di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini? Ricordate quando alla fine della puntata quest'ultima, a letto col marito si lamentava della abitudinarietà di quest'ultimo con la mitica frase «Che noia che barba, che barba che noia?».

La stessa frase la si potrebbe cucire addosso al nostro Paese. Da venti anni o più sento i soliti discorsi. Sento che dobbiamo cambiare, innovare, ristrutturare, buttare a mare la classe politica, puntare sui giovani. E dopo venti anni nei quali non abbiamo fatto alcuna riforma, siamo al punto di partenza. Per colpa dei politici? O forse anche di una società vecchia, con una mentalità campanilista, eccessivamente individualista e che per troppo ha guardato (e continua a farlo) solo i propri esclusivi interessi? Che cosa ci possiamo aspettare da una società come questa?

Temo siamo dentro ad un circolo vizioso senza uscita. Serve una vera rivoluzione culturale. Il M5S che aveva alimentato grandi aspettative le sta deludendo, imprigionato nei suoi slogan e in un ceto politico di spessore nullo. Il Pd è un conglomerato informe; non ha un chiaro progetto di riforme economiche e strutturali. È ostaggio del proprio ingombrante leader, un politico che sta riducendo sistematicamente le prerogative del parlamento e che vive a furia di spot e tweet. Dall'altra parte c'è l'ormai vecchio Berlusconi, un politico al crepuscolo alla cui ombra si scannano leaderini di basso spessore culturale. Un Berlusconi interessato ormai solo a difendere gli interessi delle proprie aziende. La rinascita della Lega Nord è forse l'unico dato politico sensibile di queste ultime settimane. Bisognerà vedere se Salvini rimarrà al traino di Berlusconi o se riuscirà veramente a rappresentare un punto di rottura rispetto all'asse Pd-Pdl, il cui unico interesse è preservare certe strutture di potere. E poi mi domando. Che fine ha fatto la sinistra? Chi rappresenta oggi le fasce più deboli? Anche da quelle parti il vuoto lasciato dagli eredi del Pci andrebbe colmato con un progetto serio, agganciato alla realtà e posato su solide basi culurali e scientifiche, cosa che in Spagna sta provando a fare Podemos. Verrebbe da domandarsi. Dobbiamo rassegnarci a questa deriva? A una lenta morte del Paese?

I disastri di questi giorni dimostrano quanto sbagliate siano state le politiche di questi ultimi vent'anni, con un territorio sistematicamente usato da tutti per fini meramente speculativi. Avevamo un nostro petrolio sotto i nostri piedi: un territorio e un patrimonio culturale unico al mondo e invece lo stiamo scassando come una vecchia gettoniera di banda. In altre occasioni gli italiani l'hanno scampata. Ci vorrà questa volta molta audacia e molta visione per uscire da una situazione oggettivamente complicata.

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