sabato 13 dicembre 2014

I tre tappi

La politica attraversa oggi la fase più critica degli ultimi 30 anni forse. Il discredito è massimo, la gente non va più a votare. Questo trend continuerà se non interverranno nuovi fattori. Oggi più che mai il nostro paese ha bisogno di riforme che tardano a venire, anche per responsabilità che coinvolgono chi dovrebbe rappresentare le fasce deboli della popolazione o chi dovrebbe rappresentare le istanze di novità scaturite dal voto del 2013. Ieri c'è stato lo sciopero a cui hanno partecipato oltre un milione di persone. Oggi i sindacati rappresentano ancora gli interessi dei lavoratori? Sono portatori di nuove istanze riformiste o non sono piuttosto parte del vecchio sistema che va rimosso? A me pare che i sindacati siano un potente freno al cambiamento. Continuano a usare la vecchia retorica del passato, rappresentano di fatto solo il lavoro dipendente e i pensionati, si oppongono alla riforma degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione in primis) perché farebbe perdere loro uno strumento di negoziazione collettiva, quindi di controllo sui lavoratori dipendenti e di gestione del potere. Invece di favorire la introduzione del sussidio universale di disoccupazione (presente in moltissimi paesi europei) o del reddito di cittadinanza, essi si trincerano dietro alla difesa solo di alcune categorie e blocchi sociali. Escludendo di fatto dal loro raggio di azione tante categorie solo perché non rappresentano un bacino utile ai loro fini. Per non parlare dei benefici che hanno i sindacati: non sono obbligati per legge a presentare il bilancio, godono di esenzioni fiscali sul loro enorme patrimonio immobiliare, applicano spesso ai loro stessi lavoratori le clausole inique che tanto criticano (non hanno l'articolo 18 e spesso utilizzano contratti a termine). I sindacati più che difendere i lavoratori difendono se stessi e la loro sopravvivenza. Servono organizzazioni che difendano i lavoratori e i pensionati ma i sindacati italiani hanno bisogno di una reale profonda trasformazione. Anche la sinistra dovrebbe riformarsi invece usa ancora slogan che andavano bene 30 anni fa. Non si può lasciare la rappresentanza della sinistra in mano a Vendola (che come governatore della Puglia ha coperto le porcate della Ilva di Taranto) o a D'Alema. Vecchi cadaveri che non vanno riesumati perché non rappresentano nulla. Serve una sinistra nuova, una sinistra sensibile anche al tema dell'ambiente e al rispetto del territorio, vera emergenza nazionale, che sappia coniugare modernità e rilancio del made in Italy. Non una sinistra vecchia infarcita di slogan e di personaggi falliti politicamente. Infine due battute anche sul Movimento 5 Stelle che doveva rappresentare il nuovo, ma invece si trova immerso in una grave crisi di identità, latitante su tutti i temi caldi della attualità politica. Serviva un movimento fuori dai giochi per portare aria nuova in parlamento e fuori, ma oggi quel movimento si è trasformato in un ingombrante e sterile strumento che porta avanti inutili battaglie come il referendum sulla abolizione dell'euro. Oltre a non potersi fare perchè la nostra costituzione non lo prevede, la raccolta firme che parte oggi serve solo a proporre una legge di iniziativa popolare in tal senso. Legge che poi dovrà essere presentata in parlamento e approvata ( chissa se e quando). L'ennesima iniziativa di Grillo e Casaleggio, nulla più di una boutade utile per riunire le truppe e ridare fiato a un movimento lacerato dalle ultime espulsioni. Questi sindacati, questa sinistra e questo M5S sono tre tappi che contribuiscono a bloccare e rendere piu' difficile quel processo di nascita e  riaggregazione di forze nuove, che siano davvero in grado di progettare un nuovo percorso per l'Italia. Il tempo è poco e se non lo sapremo fare ci ritroveremo la troika, cioé i tedeschi, al governo tra qualche anno.

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