mercoledì 26 novembre 2014

Per l'Ue non possiamo pubblicizzare il nostro vino

Noi veneti dovremmo essere molto preoccupati per come il parlamento italiano sta recependo la disciplina europea in materia di pubblicizzazione della origine geografica del vino. C'è il rischio infatti che i viticoltori, e la cosa toglierà il sonno ai piccoli che hanno scelto una produzione di altissima qualità, siano de facto colonizzati dalle grandi produzioni alle quali sarà garantito di identificare come vitigno italiano autoctono, qualsiasi vite piantata sul suolo italiano dopo la entrata in vigore della legge. Di più, sempre in forza di una fumosa e maliziosa normativa europea, che il legislatore italiano sembra volere riproporre pari pari, sarà impedito ai viticoltori italiani di indicare nel materiale informativo a supporto della produzione la possibilità di indicare la regione di provenienza della produzione in questione.

Si tratta di una eventualità che colpirà gli addetti del settore della nostra regione, soprattutto chi non rientra nella galassia delle grandi e grandissime imprese. A Bruxelles, con la complicità di Roma, hanno messo a punto un meccanismo mortifero rispetto al quale sia gli eurodeputati italiani (vero Alessandra Moretti e altri?), sia i parlamentari romani nulla hanno detto. E se qualcosa hanno detto la loro voce è stata quella di una trombetta sfiatata.

Ma la cosa che chiede vendetta al cospetto del cielo è l'immobilismo, se non la complicità verrebbe da dire, della categorie interessate, a partire da Coldiretti, che ben si sono guardate dallo sbranare l'europarlamento, le lobby della grande distribuzione e della grande industria alimentare, in una con gli eletti, in Europa, a Roma e in Regione Veneto, non fa importanza, i quali non si sono scagliati con estrema violenza contro questo inciucio. D'altronde, sulla tendenza all'accomodamento di Coldiretti la dice lunga l'inchino di quest'ultima alla Pedemonatana Veneta, laddove la Coldiretti stessa, al posto di osteggiare l'opera con ogni mezzo, ha preferito fare da mediatore, con rimborso spese annesso, tra il proponente e gli espropriati suoi iscritti. Noi veneti dobbiamo solo vergognarci di noi stessi, perché a parole siamo capaci a sbraitare, ma quando si tratta di esporsi in battaglia allora le cose cambiano e per un piatto di lenticchie, si aprono nel nome del più basso compromesso.

E non si dica che il problema non era stato segnalato poiché è da questa primavera che la federazione dei vignai indipendenti, la Fivi, ha messo in allarme l'opinione pubblica dando contezza dei dubbi espressi in sede di commissione agricoltura: nella quale spero che i parlamentari che si dicono più attenti alle esigenze del territorio, a partire dai Cinque Stelle, facciano davvero il diavolo a quattro. La materia non è complessa, la stampa specializzata ne ha parlato con dovizia di dettaglio, ma dietro questo silenzio generalizzato deve esserci senza dubbio l'azione di dissuasione, magari lautamente propagandata, di qualche lobby potentissima. A questo punto mi viene da dire, Renzi, Moretti, Zaia, Salvini, De Menech, Filippin, Cappelletti, Benedetti, Sbrollini, Manzato, D'Incà, Toniolo, Variati, Muraro e via dicendo... se ci siete battete un colpo! Volete passare come quelli che hanno mandato alla malora le nostre eccellenze vitivinicole sull'altare delle multinazionali?

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